Prevenire l’Alzheimer con il digiuno: cosa c’è di vero e come funziona

L’Alzheimer è una malattia in crescita. Ma ecco come uno studio ha dimostrato che si possa prevenire.

L’Alzheimer è una delle forme di demenza più comuni. Con questo termine si indicano quelle malattie caratterizzate da cambiamenti cognitivi in cui si registrano perdita di memoria, declino cognitiva, disturbi del linguaggio e difficoltà nello svolgere azioni quotidiane, infine anche disorientamento nel tempo e nello spazio. Ma cosa c’entra il digiuno con la prevenzione? Ecco tutti i dettagli di questa interessante scoperta.

Alzheimer, i risultati di uno studio sul digiuno
Alzheimer: novità sulla prevenzione-(galleriaborghese.it)

Secondo l’OMS nel mondo ci sono ben 47,5 milioni di persone che hanno la demenza. Nel 2030 il numero potrebbe aumentare fino a 75,6 milioni e nel 2050 toccare i 135,5 milioni. Ad essere più soggetti all’Alzheimer sono le persone anziane. La malattia di solito li colpisce dopo i 65 anni, progredendo con l’età. Ma davvero lo si più contrastare con il digiuno?

Alzheimer e se l’arma migliore fosse la dieta?

Un gruppo di scienziati della prestigiosa università di Cambridge ha pubblicato sulla rivista scientifica Cell Reports i risultati del loro studio sull’Alzheimer. Secondo loro il digiuno può contribuire a diminuire l’infiammazione del corpo, prevenendo questo tipo di malattia. La ricerca è stata effettuata su 20 persone a cui è stato chiesto di consumare una colazione da 500 calorie prima delle 8 di mattina e di astenersi dal mangiare per le 24 ore successive.

Alzheimer e digiuno intermittente
Alzheimer si combatte con l’alimentazione-(galleriaborghese.it)

Il digiuno forzato si è interrotto solo la mattina del giorno successivo e nel corso della pausa i partecipanti hanno potuto bere. I campioni sottoposti a esame sono stati raccolti dopo la prima colazione, alla fine del digiuno durato una giornata e dopo il pasto del secondo giorno. Alla fine è stato rilevato un alto livello di acido arachidonico. Questo è un lipide noto per immagazzinare energia e trasmettere informazioni tra le cellule. Quando le persone hanno consumato un altro pasto i livelli sono scesi.

Quando sono stati effettuati test di laboratorio è emerso che alti livelli di acido arachidonico abbassano l’attività dell’inflammasona  Nlrp3. Questa è una cellula infiammatoria collegata all’Alzheimer e al Parkinson. Dunque è stato testato che digiunare riduce l’infiammazione del corpo. I responsabili dello studio hanno osservato che il digiuno regolare nel lungo periodo contribuisce ad abbassare l’infiammazione cronica legata a queste due gravi malattie. Purtroppo sia per l’Alzheimer che per il Parkinson non ci sono cure. Nel 40% dei casi di demenze però l’insorgere di queste patologie può essere prevenuta o addirittura ritardata.

Al momento non si può ancora dire con certezza se il digiuno possa proteggere da Alzheimer e Parkinson perché gli effetti dell’acido arachidonico sono di breve durata. Di recente il digiuno intermittente è balzato agli onori della cronaca grazie al primo ministro britannico Rishi Sunak che si asterrebbe dal cibo per 36 ore la settimana.

Impostazioni privacy