Il Governo Meloni sta lavorando sulla Manovra finanziaria: facciamo luce sulle novità che potrebbero essere approvate tra pensioni, stipendi e assegno unico.
Sarà un periodo particolarmente ostico per il Governo, in quanto la Manovra finanziaria dovrà essere oculata e al tempo stesso riuscire a ottenere consensi da parte di un popolo che ha subito forti rincari vedendo calare di molto il potere d’acquisto. Nell’attesa della presentazione della Nadef, nota di aggiornamento al Def (documento di economia e finanza che predispone le misure della Manovra), si può fare già un primo screening tra quelle che sembrano essere le novità più gettonate.

Le prospettive non sono di certo rosee, i soldi sono pochi e bisognerà agire soprattutto per coloro che hanno redditi medio-bassi perché sono le fasce seriamente colpite dai problemi economici di quest’ultimo anno. Partendo dalle pensioni, si può già dire con certezza che una riforma strutturale (di cui si avrebbe bisogno) sarà praticamente impossibile per via della mancanza di denaro.
Dalle pensioni ai bonus fino agli stipendi, che cosa cambierà con la Manovra finanziaria
Per ‘risolvere’ il problema delle pensioni anticipate, probabilmente saranno ancora prorogate forme di uscita anticipata già in vigore. Come Ape sociale, per andare in pensione prima (a 63 anni di età e con almeno 30 anni di contributi) che potrebbe estesa anche ad altre categorie di lavoratori. Oppure Quota 103 per andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi, al momento valida fino al 31 dicembre 2023.

Si parla anche di Quota 41, o la Quota 96, tuttavia su questo punto c’è ancora confusione. Sicuramente, ci saranno aumenti delle pensioni minime (che potrebbero salire a 700). Per quanto riguarda invece gli stipendi, il Governo continua a parlare di allungamento del calcolo del nuovo taglio del cuneo fiscale al 7% almeno per sei mesi, ma è possibile che venga reso anche strutturale.
Passando al capitolo Assegno Unico figli e bonus, diverse sono le ipotesi. Per quanto riguarda la prima prestazione, potrebbe aumentare di valore per dare sostegno alle famiglie con figli a carico. Mentre nel caso dei bonus, invece, è chiaro che si dirà addio al Superbonus 110% (che era già sceso al 90%) perché, come è stato sottolineato attraverso i dati, ha portato uno sperpero di soldi di Stato non indifferente. Ci sarà un riordino che al momento risulta difficile prevedere, dal quale si cercherà di ricavare circa 4 miliardi di euro da investire in altre misure.