Pensioni, con il nuovo coefficiente di trasformazione cambia tutto: chi vive di più, rischia questo

L’Inps adegua la pensione all’aspettativa di vita dei lavoratori. Una decisione che ha scatenato molte polemiche. 

Con la nuova riforma delle pensioni, l’INPS ha dichiarato di voler adeguare le pensioni all’aspettativa di vita dei lavoratori, ovvero, corrispondere assegni più bassi a chi vive più a lungo. Alla base di questa proposta viene tenuto conto che le persone meno abbienti spesso, per motivazioni legate al lavoro che hanno svolto o al luogo in cui vivono, hanno un’aspettativa di vita più breve rispetto ai più abbienti.

Inps: novità sulle pensioni
Novità sulle pensioni dall’Inps – galleriaborghese.it

Pagare gli assegni di queste persone con lo stesso coefficiente di trasformazione usato per i cittadini più ricchi andrebbe solo a vantaggio di questi ultimi. Questo termine indica il valore che concorre al calcolo della pensione utilizzando il metodo contributivo ed è attualmente uguale per tutti. Il coefficiente non tiene quindi conto del lavoro svolto, del fatto che sia più o meno logorante, della regione in cui si vive e della sua efficienza sanitaria.

Inoltre, i coefficienti variano in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue la prestazione previdenziale. A partire, quindi, dall’età di 57 anni se è stato un lavoratore precoce e 71 anni nel caso non si abbiano gli anni di contribuzione sufficienti per uscire a 67 anni. Maggiore è l’età del lavoratore e più elevati saranno anche i coefficienti di trasformazione.

I dati dell’Inps e le incongruenze segnalate

I dati della banca dell’Inps sono stati analizzati e parlano chiaro: un pensionato iscritto al fondo dei lavoratori dipendenti, quello che raccoglie anche operai e impiegati, ha un’aspettativa di media di ricevere l’assegno pensionistico per circa 17 anni mentre, Un ex dirigente percepirà la pensione in media per 19 anni. Una vera e propria incongruenza rispetto all’equilibrio pensionistico che viene promulgato.

Pensioni e coefficiente
Il coefficiente cambia per le pensioni – galleriaborghese.it

Inoltre, sono state individuate anche delle differenze per quanto riguarda le regioni. Dai dati analizzati emerge che le donne che vivono in Trentino Alto Adige percepiscono una pensione media di oltre 4 anni in più rispetto alle donne pensionate in Campania e Sicilia. Per quanto riguarda gli uomini, invece, si fa l’esempio di Marche e Umbria, dove i pensionati vivono in media altri 18 anni dopo aver smesso di lavorare a 67 anni. In Campania e Sicilia il dato scende a circa 17 anni.

Le pensioni che sono state liquidate nel 2023 e quelle che lo saranno nel 2024, saranno per la parte contributiva più alte a parità di contributi versati rispetto a quelle del biennio precedente, grazie all’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Infatti, a causa della riduzione della speranza di vita dovuta all’aumento di mortalità legato al Covid, i coefficienti saranno più alti di circa il 2-3% rispetto a quelli del biennio 2021-2022.

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