L’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte: un nuovo rinascimento?

Per quanto la tecnologia possa rivelarsi uno strumento utile nelle mani degli artisti, non mancano dei problemi da risolvere dal punto di vista del diritto d’autore
Pixabay @geralt
Se c’è un’innovazione che negli ultimi anni ha avuto un impatto significativo sulla vita di molte persone, quella è di sicuro l’intelligenza artificiale. Grazie al successo di software come ChatGPT, Gemini e Copilot, l’IA ha raggiunto una platea vastissima e si è dimostrata utile per ottenere dei risultati più precisi sui motori di ricerca, semplificare la vita ai programmatori, facilitare l’elaborazione dei dati e molto altro ancora. C’è però un ambito in particolare nel quale l’uso dell’intelligenza artificiale ha avuto delle conseguenze profonde: quello artistico.

Le controversie legate all’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte

Sono numerosi gli artisti contrari all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la creazione di opere d’arte e non è difficile capire il perché. Gli algoritmi alla base di software come DALL-E e Midjourney, capaci di generare un’immagine in pochi secondi a partire dal prompt fornito dall’utente, sono stati addestrati usando dei database contenenti un’infinità di disegni e illustrazioni realizzati da persone vere. A conti fatti, l’intelligenza artificiale non crea nulla di nuovo, si limita a combinare tra loro elementi presenti in varie opere per ottenere un risultato il più vicino possibile alla richiesta ricevuta.
Si può parlare di una violazione del copyright? Non è chiarissimo. Da un lato, le aziende che lavorano nel campo dell’intelligenza artificiale si sono più volte appellate alla dottrina del fair use, che consente l’uso di materiale coperto dal diritto d’autore, senza previa autorizzazione, negli ambiti dell’informazione, della critica e dell’insegnamento. Inoltre, hanno sostenuto che, così come gli esseri umani hanno sempre preso spunto dai maestri del passato, anche all’IA dovrebbe essere consentito di addestrarsi sulla base di opere pre-esistenti. Molti degli autori di quest’ultime, però, non hanno mai dato il loro consenso a un simile utilizzo e ritengono di aver subito un torto. È verosimile che in futuro le leggi sul diritto d’autore possano essere modificate per rendere più semplice la risoluzione delle controversie legate all’uso dell’intelligenza artificiale nell’ambito artistico.

Il punto di vista degli artisti che hanno scelto di dare una possibilità all’IA

Controversie legali a parte, alcuni artisti hanno scelto di provare a usare l’intelligenza artificiale come un nuovo strumento per dare vita alle proprie idee. Parlando con l’emittente CNBC, l’artista visivo Rubem Robierb, specializzato nella creazione di installazioni, ha ammesso di essere un po’ intimorito dall’IA, ma di voler comunque provare a sperimentare con le possibilità che offre. Ha però specificato di ritenere necessaria l’implementazione di apposite leggi a tutela della proprietà intellettuale.

Nel frattempo si può cercare di usare le immagini generate dall’intelligenza artificiale in modo etico, come fatto Refik Anadol per realizzare alcune delle sue opere, tra cui “Artificial Realities: Coral”, nata sulla base di oltre 135 milioni di immagini di coralli reperibili online. L’artista visivo ha fatto il possibile per addestrare l’algoritmo al quale si è affidato senza violare il diritto d’autore di altri creativi. Secondo Bettina Korek, CEO della galleria d’arte londinese Serpentine, quando il pubblico ammira le opere di Anadol ha prima a che fare con l’arte e solo in un secondo momento con la tecnologia che è stata usata per crearla.

Un po’ come Robierb, anche Shane Guffogg, artista specializzato nella creazione di opere astratte, ha ammesso di avere dei sentimenti contrastanti nei confronti dell’intelligenza artificiale. Se da un lato lo spaventa, dall’altro deve ammettere che le possibilità che offre sono esaltanti. Guffogg convive con la sinestesia, un fenomeno neurologico che porta ad associare alcuni stimoli a dei sensi che normalmente non sono coinvolti nella loro percezione. Diventa così possibile vivere esperienze insolite, come “sentire” i colori o “vedere” i suoni. Uno dei sogni dell’artista è sempre stato quello di trasformare le sue opere in musica e grazie all’intelligenza artificiale ciò è diventato possibile. Guffog, infatti, ha lavorato al progetto “Sounds of Color” assieme a Jonah Lynch, programmatore di software di intelligenza artificiale, e al pianista Anthony Cardella, che hanno unito le forze per creare un brano basato sulla arte. L’artista ha ammesso di essersi commosso quando l’ha ascoltato per la prima volta: “Ho potuto sentire tutte le influenze musicali che ho percepito mentre stavo dipingendo”, ha raccontato.

Pur ritenendo l’IA uno strumento potenzialmente utile, sia Robierb che Guffog si sono detti contrari alla rimozione dell’elemento umano. Dal loro punto di vista, l’idea creativa deve sempre partire dall’artista e solo le opere realizzate in “modo classico” possono essere considerate originali. La tecnologia può aiutare chi cerea a espandere i propri orizzonti, ma non deve sostituirsi a lui.

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