La Naspi adesso mette a rischio la pensione: dura stangata INPS

Attento ai vincoli, prendere la NASPI prima della pensione mette a rischio la domanda. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

La NASPI è un’indennità per disoccupati che l’INPS eroga a soggetti che, per cause indipendenti dalla loro volontà, perdono il posto di lavoro. La pensione, invece, è il trattamento che spetta a un contribuente quando termina la sua attività lavorativa e raggiunge i requisiti necessari per lasciare definitivamente il lavoro.

Naspi mette a rischio la pensione?
Prendere la NASPI prima della pensione mette a rischio la domanda – (ANSA) – Galleriaborghese.it

Molti, prima di andare in pensione, passano dalla NASPI, questo perché ci sono due misure che, al termine della NASPI, permettono di anticipare il pensionamento. Inoltre, i periodi di disoccupazione sono utili sia per la misura della prestazione che per il diritto ad andare in pensione.

Infatti i periodi di Naspi sono conteggiati come copertura figurativa per il raggiungimento degli anni di contributi richiesti per il pensionamento. Ma è bene prestare attenzione poiché esistono vincoli che possono complicare la situazione di un contribuente al momento del pensionamento.

Attenzione, pensionamento messo a rischio dalla Naspi: ecco tutto quello che c’è da sapere

I contributi figurativi per la pensione sono sempre validi, sia per il calcolo della pensione che per il diritto alla prestazione. Tuttavia, esistono misure che impongono vincoli specifici alla disoccupazione come periodo utile per maturare il diritto alla quiescenza.

La pensione è adesso messa a rischio dalla Naspi
La NASPI mette a rischio la pensione? Tutto quello che c’è da sapere – Galleriaborghese.it

Per la pensione di vecchiaia con uno sconto di 5 mesi, che è una possibilità reale per chi svolge lavori gravosi o usuranti, i contributi figurativi infatti non valgono. Questo vale non solo per i periodi coperti dall’ammortizzatore sociale per disoccupati. La pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi di età con 30 anni di contributi è stata introdotta con il decreto n° 4 del 2019.

Il primo gennaio 2019 ci fu un aumento di 5 mesi dei requisiti di età per le pensioni di vecchiaia, passando a 67 anni, sempre con un minimo di 20 anni di contributi. Ma per gli addetti ai lavori gravosi o usuranti, l’incremento di 5 mesi è bloccato, mantenendo l’età pensionabile a 66,7 anni. Tutti i contributi richiesti sono stati aumentati a 30 anni, non 20 come per le pensioni di vecchiaia ordinarie, e i vincoli relativi a questi 30 anni sono molto più severi.

Infatti, i 30 anni di versamenti devono essere neutri rispetto ai contributi figurativi. I contributi figurativi sono validi per il calcolo della prestazione ma non valgono per il diritto alla prestazione stessa. Dunque quando si andrà in pensione a 67 anni, i 30 anni di versamenti saranno tutti validi.

Per la prestazione di vecchiaia anticipata a 66 anni e 7 mesi di età, il vincolo è simile a quello delle pensioni anticipate ordinarie che richiedono 35 anni di contributi. Anche per queste misure, non tutti i contributi figurativi sono validi per il diritto alla pensione. Ma per maggiori info puoi rivolgerti ai canali dell’Inps.

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