L’esperienza pre-morte è una delle incognite più studiate dalla scienza, cosa succede realmente al nostro cervello? Cosa si prova?
L’essere umano è sempre stato spaventato dalla sua finitezza. Il dover morire è l’unica certezza e purtroppo anche un tormento per l’uomo. A rendere la morte ancora più inquietante è l’alone di mistero che gira attorno all’esperienza. Si ha paura di soffrire, di scomparire per sempre e di non poter ‘esistere’ più. Se si avesse una conoscenza più approfondita della morte probabilmente non ci sarebbe neanche poi tutta quest’ansia, eppure la scienza non è ancora arrivata a capire del tutto cos’è che succede al nostro cervello durante gli ultimi secondi di vita.

Gli studi si sono soffermati sui racconti di alcune esperienze catalogabili come esperienze pre-morte (NDE), che a volte si provano per via di traumi cranici molto forti, infarti, mancanza di respiro e coma. Sebbene le esperienze sono tante e diversificate, i dati empirici evidenziano che si accomunano su una costante: una sensazione molto lontana dalla paura o dal dolore, una sensazione positiva.
Gli studi sulle esperienze pre-morte ci rivelano cosa si prova: i dati empirici sono pochi ma si hanno già delle basi
I medici allora hanno iniziato a studiare dagli anni ’70 cosa potesse scaturire questo fenomeno. L’NDE descritto come un fenomeno trascendentale in cui il soggetto passa in rassegna i principali ricordi della sua vita, vive esperienze come sogni e allucinazioni: nella maggior parte dei casi si vedono i propri cari oppure una luce in fondo a un tunnel buio, si entra in una condizione di completa tranquillità. Altre persone hanno, invece, riferito di aver provato sensazioni più corporee come quella di lasciare il proprio corpo, fluttuare sopra di esso, ma mai con paura o sofferenza, sempre un’estrema calma e serenità.

In una ricerca del 2022 pubblicata su Frontiers in Aging Neuroscience, i ricercatori hanno riferito che, durante i 15 secondi che hanno preceduto l’infarto dell’uomo si è rilevato un accoppiamento incrociato tra attività alfa e gamma che è coinvolto nei processi cognitivi legati alla memoria. Questo ha fatto ipotizzare che quella sensazione di benessere, dove si riescono a vedere anche i propri cari, sia data proprio da questo fenomeno, che fa apparire davanti alla persona una sorta di resoconto della propria vita.
Tutto ciò sarebbe accompagnato da un rilascio di serotonina, sostanza chimica che aiuterebbe a diffondere nel colpo quella sensazione di gioia calma, serenità. Non si hanno ancora certezze perché purtroppo si tratta di uno degli studi più difficili da portare avanti ma i dati empirici sembrano confermare che tutta questa paura di morire in fondo sia ingiustificata perché non viene vissuta come un’esperienza negativa.