Amare se stessi, facile a dirsi quasi impossibile riuscirci: i segreti per farcela una volta per tutte

In questa società che schiaccia l’individuo, amare se stessi diventa difficile: la società “della performance” ha sempre la meglio, ecco come migliorare la propria autostima.

Viviamo nella cosiddetta società della performance, che schiaccia l’individuo in uno schema prefissato che investe tutte le energie nel successo. Questo successo, che poi non è identificabile con qualcosa di concreto, è un ideale, che sprona il singolo ad agire, sempre, senza sosta, perché chi si ferma non fa una buona performance e chi non sta al passo con la società galoppante viene emarginato. I primi reali sentori di questa pressione costante che schiaccia il singolo è l’università.

Amare se stessi, cosa ricordare per salvarsi
Amare se stessi, cosa ricordare per salvarsi – galleriaborghese.it

Tra abbandoni, bugie sugli esami e storie tragiche, l’università non è un ambiente del tutto stimolante in Italia perché troppo competitivo. I giovani si sentono costantemente sotto pressione e l’idea del fallimento non è accettabile. Questo non accettare una caduta, un qualcosa andato storto, è disumanizzante. L’uomo nel suo essere umano è fallibile e destinato a sbagliare e cadere durante il percorso di vita, ma la società ha bisogno sempre di più di macchine che riflettano poco, soprattutto sui sentimenti e sulle emozioni, e producano tanto, fatturino abbastanza da essere ritenute utili e quindi ‘degne’ di avere un posto.

Come amare se stessi e farsi schiacciare dalla società: occorre reagire

Questo concetto di ‘utilità’ si è deformato nel tempo, creando sempre più un ideale che si fonda sulla produttività, sulla carriera, e non sullo sviluppo della nostra parte più umana che poi è quella che davvero conta. In questo modo il soggetto nel vortice delle proprie insicurezze ed emozioni si sente sbagliato, proprio perché ‘umano’.

Amare se stessi, cosa ricordare per salvarsi
Amare se stessi, fondamentale per vivere in pace -galleriaborghese.it

L’idea della fallibilità, del crollo emotivo, degli insuccessi dovuti a scelte meno razionali e più sentimentali, tutto questo è ciò che spaventa l’individuo e lo fa sentire in trappola di se stesso. Se mi emoziono e crollo, se non raggiungo un obiettivo lavorativo per il troppo stress, allora sono sbagliato, è il mio corpo che non ce la fa, sono un fallito.

Questa storia si ripresenta nella psiche durante ogni notte, e quando al mattino ci si guarda allo specchio non ci si riconosce perché l’immagine che ci fissa non ci piace, vorremmo cambiarla. Ma questa non è la strada giusta per salvarsi. Si salva solo chi crede nella propria umanità, nel suo fallimento, nell’essere imperfetto.

A questo proposito è bene tenere a mente quel che raccontava nel ’56 Cioran, filosofo e saggista rumeno di inizio 900. “L’aridità interiore proviene dal dominio che il ‘definito’ esercita su di noi”, questo ‘definito’ è proprio ciò che la società vuole, che pretende dal singolo, “il rifiuto categorico dell’imprecisione”. E invece è proprio grazie al nostro caos innato che “ci si preserva dalla sterilità”. Sbagliate, riprovate, cadete e riprovate ancora; è questa danza di emozioni che vi farà sentire vivi, rispettate i vostri dolori, solo così potrete ritrovarvi.