Altro che prestiti e bonus vari: è questo il beneficio più grande per chi vuole mettersi in proprio

Qual è il modo migliore per mettersi in proprio traendone benefici? Non servono bonus o prestiti, ecco come fare.

Decidere di mettersi in proprio, lasciando il lavoro da dipendente oppure avviando, dopo il percorso di studi, la propria attività da zero, non va fatto alla leggera. Si tratta di un passo fondamentale per dar forma al proprio futuro sia in termini di carriera che di guadagni e non deve essere preso alla leggera per non rischiare di incappare in ostacoli che potrebbero risultare difficili da superare.

Mettersi in proprio senza prestiti o bonus: come fare
Il consiglio per mettersi in proprio senza rischiare di spendere troppi soldi (galleriaborghese.it)

C’è chi ritiene che affidarsi ai bonus o ai prestiti sia una fase necessaria senza la quale avviare un’attività professionale risulterebbe estremamente difficile, se non impossibile. In realtà da alcuni anni a questa parte la burocrazia viene incontro al futuro libero professionista con un percorso facilitato che lo aiuterà a non commettere errori. E, soprattutto, a non ritrovarsi successivamente con elevati costi di gestione che potrebbero fortemente complicare le cose. Scopriamo dunque come è consigliabile procedere.

Avviare un’attività professionale senza prestiti: il metodo consigliato

Chiedere un prestito per avviare un’attività professionale è di per sé un rischio tanto più qualora esso vada restituito con interessi importanti. Allo stesso modo beneficiare di un bonus, anche a fondo perduto, potrebbe essere molto utile per dare la spinta iniziale alla propria attività ma successivamente ci si potrebbe ritrovare in difficoltà. Ecco dunque che il primo passo consiste nell’andare a capire, ancor prima di avviare l’attività, come regolarizzare la propria posizione da contribuente.

Partita iva, i benefici del regime forfettario
Regime forfettario, come funziona e quali sono i costi da sostenere (galleriaborghese.it)

Tutti sanno che mettersi in proprio implica l’apertura di una Partita Iva ed è proprio questo il passaggio fondamentale: la scelta del regime fiscale e l’iscrizione previdenziale sono gli elementi cruciali per gestire al meglio gli aspetti fiscali connessi al proprio lavoro da libero professionista e la burocrazia ad essi collegati. Dopo aver aperto la Partita Iva, composta da 11 cifre, notificando entro 30 giorni dall’inizio dell’attività l’Agenzia delle Entrate, il suggerimento è quello di puntare sulla scelta del regime contabile più consono alle proprie esigenze.

Il più affidabile è certamente il forfettario, considerato il migliore in termini di convenienza dal momento che nei primi cinque anni di attività consente di pagare solo il 5% di tasse che successivamente saliranno al 15% sul reddito imponibile. Il tutto con una fatturazione massima consentita di 85mila euro. Ma non è tutto perché convenienti sono anche i costi di gestione da parte di un intermediario per aprire la Partita Iva (circa 100 euro) e di un commercialista per gestire il Modello Unico. Indicativamente si aggirano tra i 200 e gli 800 euro annui rendendo questo regime estremamente conveniente.

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